La sala d'aspetto (secondo me)

21.09.2013 19:57

L’ergonomia odontoiatrica, negli anni, ci ha insegnato di tutto, così come la psicologia e abbiamo capito bene che il paziente, in sala d’attesa, “deve” assolutamente sentirsi a suo agio e possibilmente non pensare ossessivamente all’intervento, più o meno cruento, a cui dovrà sottoporsi. Dopo più di un quarto di secolo di esperienza, sono giunto alle mie personali conclusioni, che non so se saranno condivise, ma me lo auguro (altrimenti non le scriverei). Oggi sono più che convinto che in sala d’attesa ci può stare di tutto, tranne i riferimenti spesso troppo espliciti alla nostra professione, né tantomeno le autocelebrazioni, tanto enfatiche quanto inutili. Quindi via teschi, bocche di plastica, spazzolini sovradimensionati, denti più o meno ben disegnati, basta con i fumetti di vetusta memoria che dovrebbero educare alla corretta igiene orale, stop alle proiezioni (DVD) dall’ego ipertrofico che mal si coniugherebbero con il primo intoppo (il primo insuccesso). Il paziente deve stare tranquillo e deve essere ben disposto, perché si sottoporrà alle nostre pratiche “suo malgrado”, così come spesso ci riferisce. Non possiamo condizionarlo oltremodo con messaggi più o meno subliminali, lo terrorizzeremmo, in molti casi, ancora di più. Il mio consiglio è quello di trasformare la sala d’aspetto in un ambiente accogliente per quanto possibile, distante dalla sterilità degli slogan accademici, perché questi, peggiorano sensibilmente la psiche del paziente, spesso arrivato a noi obtorto collo. Nel mio caso, ho cercato di creare una piccola galleria d’arte, ospitando mostre fotografiche, con un turnover non prestabilito. I soggetti degli scatti, sono volutamente rilassanti, accoglienti, ammalianti e distanti anni luce dall’odontoiatria e dalla medicina in genere. Lo scopo è duplice: dare spazio agli artisti che lo vorranno (gratuitamente, è ovvio) e distrarre mentalmente i frequentatori dello studio, che durante la permanenza si occuperanno, se vorranno, della percezione dei messaggi dell’artista in questione, introiettandone i significati e approfondendo l’argomento sulle apposite brochures presenti in sala. Io sono più che convinto che l’approccio psicologico del paziente con le cure odontoiatriche, migliorerà sensibilmente, grazie a questa “distrazione” e sono più che certo che i nostri “utenti” si stanno ormai stancando di denti, dentifrici, sbiancanti e tanto altro che frequentemente troneggia nelle sale d’aspetto, quasi gridando rimedi miracolistici che rievocano le urla del cocomeraio al mercato. Per tutto ciò che concerne la nostra materia, credo, bastiamo noi, i nostri Pc, i nostri monitor e telecamere e in definitiva le nostre mani sapientemente usate solo al’interno degli studi operativi.

Ringrazio affettuosamente Pietro Polizzi, fotografo di Borgetto (PA) per la sua prima mostra nel suo paese natio realizzata proprio presso il mio studio, reduce però da successi professionali nazionali (Firenze, Pistoia, Taormina, per citarne alcuni). SOLODUE è la sua mostra anticonvenzionale progettata per un luogo apparentemente atipico. Due sue opere fotografiche, si alterneranno negli espositori dello studio adibito a mo’ di galleria fotografica.

 

Dott. Francesco Davì